L’essenza di una sedia

“Durante le passeggiate domenicali, Jung si fermava sempre vicino alle pozzanghere per far defluire l’acqua con l’aiuto del suo bastone. A Bollinghen c’era un rigagnolo e lui si fermava per delle ore… per scavare dei piccoli canali che permettevano all’acqua stagnante di raggiungere il lago..” …se ne stava accovacciato su una piccola sedia, accompagnava i pensieri con un atto concreto affinché seguissero il giusto corso”… “trattava la materia con estrema attenzione”, perché “viveva simbolicamente”, includendo spirito e materia”;…”seguiva la sorgente e l’origine della vita, concretamente… questa specie di gioco e la sua attività scientifica sono in fondo la stessa cosa…”(1).

Lo spazio entro il quale si produce “ questa specie di gioco” è sì uno spazio concreto ma allo stesso tempo è uno spazio intrapsichico e rappresenta un’area intermedia dell’esperienza che si colloca al limite tra realtà interna e realtà esterna (Vedi Winnicott). In generale, in tale spazio diventa possibile elaborare creativamente il divario esistente tra realtà soggettiva e realtà esterna oggettiva.

Winnicott, profondo conoscitore del mondo infantile, fa derivare questa area intermedia dell’esperienza dalla cosiddetta zona di illusione, ovverosia dall’area del gioco – quell’aria dell’esperienza fondamentale alla costruzione della realtà simbolica- entro la quale il bambino vive i cosiddetti “fenomeni transazionali”. Tali fenomeni stanno a significare il processo di passaggio evolutivo di ogni essere umano necessario a transitare dalla dipendenza infantile dalle cure materne alla scoperta di un qualcosa che sostituisce la madre ma non è la madre. L’aspetto degno di interesse è rappresentato precisamente dall’ esperienza paradossale entro l’area-spazio -esperienziale interna- esterna, al limite tra il concreto e il simbolico. Questo tipo di esperienze espressive tese alla ricerca e alla creazione del simbolo che definiamo appunto “gioco” sono indispensabili per realizzare la libertà creativa dell’uomo. Lo spazio intermedio del gioco è di fatto il luogo in cui si accumulano le esperienze e “dove il mondo è continuamente intessuto della trama dell’immaginazione”.

sedia

Abbiamo visto nel video come Jung tenga in gran conto la concretezza dell’esperienza immaginativa, il lavoro concreto dell’immaginazione nel rapporto con la materia; è questa l’attitudine basilare che serve ad entrare nel processo di quella che egli ha definito “immaginazione attiva”. Abbiamo bisogno del corpo.

L’arte-terapia è orientata a facilitare e sostenere nel paziente l’attività espressiva di gioco dell’immaginazione con l’aiuto della materia ovverosia di differenti materiali artistici, riconoscendo l’incanto perduto, lo stupore dell’infanzia, “la forza fisica primaria, elementare .. diventa la via del colore verso l’anima”. Rivisitata in una prospettiva junghiana l’arte terapia può rappresentare una strada autentica per dare forma all’immaginazione attiva . I segni che lasciamo sul foglio sono innanzitutto espressione: gesto, movimento. Veniamo mossi dalle emozioni, dagli affetti , dentro alle fantasie fino al ricordo iscritto nel nostro stesso corpo. Rendiamo visibile e vivibile il sogno che sempre ci accompagna anche ad occhi aperti entrandovi in una relazione attiva, fisica, corporea, attraverso il gesto e la materia. Il processo di rappresentazione è un’esperienza che implica profondamente il corpo con tutti i suoi sensi, se solo pensiamo all’importanza del movimento libero della mano sul foglio, che a volte, sembra restituire il movimento immaginario di tutto il nostro corpo fisico e psichico. Anche la vista, collegata a tutti gli altri sensi, può imparare a raffinare i suoi percorsi, a rendere visibile una realtà abitualmente invisibile.

A questo proposito voglio raccontarvi una mia esperienza personale. Stavo studiando il libro della psicoanalista Marion Milner , “Disegno e creatività”. Mentre tentavo di capire cosa significa disegnare “ l’essenza dell’esperienza con l’oggetto”, avevo pensato di disegnare una comune sedia. Iniziai così a scarabocchiare continuando a chiedermi quale fosse l’essenza della sedia. Mi venne in mente l’immagine direi ‘esemplare’, della famosa sedia dipinta da Van Gogh. Ricordavo bene che la sedia in questione era stata dipinta dall’artista in una prospettiva singolare, come vista dall’alto, a voler mettere in evidenza il sedile. A guardarla con la mente ne ricavavo un’impressione di solidità. Non v’era dubbio che il ricordo di quell’immagine era venuta a suggerirmi qualcosa :l’essenza, oramai “ovvia” della sedia doveva avere a che fare con il “sostenere”! Mentre ero immersa in queste riflessioni e continuavo a scarabocchiare sul foglio mi resi conto improvvisamente di avere disegnato una tartaruga! Disorientata mi chiesi allora perché disegnare proprio una tartaruga al posto di una sedia? cosa avessero mai in comune una tartaruga e una sedia? Ricordai in quel momento che mia madre raccontava che da bambina, avevo un anno e mezzo o due, possedevo una piccola tartaruga che portavo sempre con me, stretta in una mano: la tartaruga era stata il mio oggetto transazionale! Grazie a questo collegamento compresi, emotivamente e in un’altra prospettiva, in cosa era consistita per me l’esperienza dell’essere sostenuta.

Quando nel 1950 Jung comincia a costruire la torre di Bollinghen racconta:

“Ho rinunciato alla corrente elettrica, io stesso accendo il focolare e la stufa, e di sera accendo le vecchie lampade, non c’è acqua corrente e pompo l’acqua dal pozzo, spacco la legna e cucino il cibo, questi atti semplici rendono un uomo semplice, e quanto è difficile essere semplici”.

… Adesso possiamo capire meglio cosa intendesse dire.

  1. Questo scritto mostra l’analogia tra Arte-terapia e Immaginazione Attiva. E’ stato presentato insieme al video “Dal Profondo dell’Anima “ di Verner Weick (un omaggio alla vita e al pensiero di Carl Gustav Jung ) Red, 1993 , e proiettato 1996 , presso il Cis di Cagliari , nell’ambito di una giornata di studio dedicata alla psicologia del profondo.

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