Il Mandala

Perché il mandala

“La più piccola trasformazione è come un sassolino che cade in un lago immobile, i cerchi si allargano moltiplicandosi all’infinito”Emmanuel
“ La forma è legata all’essere spirituale come la luce di un lampada che illumina tutta una stanza è legata alla stanza”. Ibn‘Arabi (citato da Jeffrey Raff)

“Sopraggiunge, l’angoscia, quando si perde il centro.Essere e vita si separano.La vita privata dell’essere e l’essere, immobilizzato, giace senza vita e senza avvilirsi per questo né trovarsi a morire. Giacché per morire bisogna essere vivo e per il trapasso, vivente. ” Marìa Zambrno “Chiari del bosco”, Bruno Mondadori , 1977, p.60.

“Formazione, trasformazione della Mente Eterna, eterna ricreazione”. 
In “Sogni Ricordi e Riflessioni”, nel capitolo VI “A confronto con l’inconscio”, Jung scrive che la sua esperienza di immersione nel mondo interiore di fantasie e di sogni  iniziata nel 1912  racchiudeva in forma di emozioni e di immagini tutto il corso successivo della sua vita creativa e delle sua opera. In effetti, materiale emerso dall’inconscio portò Jung ad una crisi profonda e la sua attività intellettuale ad un punto morto, ma egli non smise di ricercare un orientamento completamente nuovo,oltre gli insegnamenti accademici e i riconoscimenti esterni,guidato principalmente dalla sua personalità interiore, perseguiva il suo processo di individuazione che in definitiva teorizzò nella psicologia analitica:
“Avvertivo nel modo più penoso l’abisso tra il mondo esterno e il mio mondo interiore: né potevo ancora accogliere quella interazione tra questi due mondi che oggi vedo con chiarezza. Scorgevo solo un’insanabile contraddizione fra il dentro e il fuori” (C.G. Jung, Sogni ricordi e riflessioni, Il Saggiatore, 1965, p. 222)…

Soltanto intorno alla fine della prima guerra mondiale Jung cominciava a comprendere il significato di quei disegni chiamati mandala,e grazie a questa comprensione ricominciò lentamente a riemergere dall’oscurità alla luce di una nuova comprensione e visione della psiche:
“Ciò avvenne nel 1918-1919. Avevo dipinto il primo mandala nel 1916, dopo aver scritto i Septem Sermone  ad Mortuos, e naturalmente allora non avevo compreso. Nel 1918-19 mi trovavo a Chateau d’Oex…Là ogni mattina schizzavo in un taccuino un piccolo disegno circolare, un mandala, che sembrava corrispondere alla mia condizione intima di quel periodo. Con l’aiuto di questi disegni potevo giorno per giorno osservare le mie trasformazioni psichiche (…)(ibidem,p.223)
I mandala schizzati sul taccuino furono moltissimi e anche se non riusciva immediatamente a comprenderli, Jung capiva però che essi svolgevano un’attività essenziale per il suo sviluppo interiore;quei disegni o “crittogrammi”, erano rappresentazioni mutevoli dello stato di salute della sua Totalità psichica: il Sé ed egli li “custodiva come gemme preziose”.
Dice Jung: “Solo un po’ alla volta scoprii che cosa è veramente il mandala: “Formazione, trasformazione, della Mente eterna, eterna ricreazione” (Faust, parte seconda). È questo una rappresentazione del Sé, la personalità nella sua interezza, che è armoniosa se tutto va bene, ma non sopporta l’autoinganno.” (Ibidem).
Scrive M.L. von Franz: “Nella maggior parte dei sistemi religiosi si allude a un centro divino da cui scaturisce ogni ordine e organizzazione. Tale centro si manifesta nel sogno, a volte appunto, come centro mandala, città segreta, un cerchio, un quadrato o una qualsivoglia conformazione astratta. Può anche apparire come un fanciullo divino salvifico, una figura di Salvatore, un Vecchio Saggio o una Vecchia Saggia, o come uno psicopompo, colui che guida la nostra vita psichica.” (M.L. Von Franz “Il mondo dei sogni”, Red, Milano, p.35).
Con il tempo Jung comprese, perché lo sperimentò personalmente, che doveva mettere da parte il pensiero e pregiudizi e lasciarsi trasportare dal Sé, perché questo è lo scopo autentico dello sviluppo psichico:
“il mandala è il centro. È l’espressione di tutte le vie. È la via al centro, all’individuazione” (…)“ Non vi è un’evoluzione lineare; vi è solo un andare intorno al Sé. Uno sviluppo uniforme esiste, al più, solo al principio; dopo tutto tende al centro. (…) Sapevo che nel trovare il mandala come un’espressione del Sé avevo raggiunto ciò che per me era il vertice”(ibidem.224)
“A cosa porta questo processo?” e “Qual è la sua meta?” si interrogava Jung a proposito dei suoi disegni.
Come per l’interpretazione dei sogni, anche la “sequenza“dei mandala esprime i mutamenti legati al processo di ‘Individuazione’, e indica le differenti manifestazioni del simbolo del Sé, principio e archetipo dell’orientamento e del significato.
In conclusione, il mandala è una rappresentazione simbolica che è anche epifania del Sé, esso esprime una valenza dinamica capace di rappresentare l’unione e la trascendenza degli opposti, tanto che nella tradizione tibetana viene usato come ispirazione e guida transitoria alla meditazione.
Esistono numerosissimi esempi che rappresentano la potenza simbolica del cerchio (mandala) nella tradizione religiosa Orientale e in quella Occidentale; si trovano forme mandaliche nell’arte fin dalle età più antiche e primitive della storia dell’uomo in tutte la parti del mondo.

Nella modernità, troviamo un esempio emozionante nell’opera dello scultore rumeno Constantin Brancusi, che nel 1937/1938, ha realizzato a Targu-Jiu, in Romania, un trittico scultoreo alla memoria dei martiri della Prima Guerra Mondiale: “La porta del bacio”, “La colonna senza fine” o “Colonna infinita” e “La tavola del silenzio”.
“La Tavola del silenzio” ricorda i cerchi e le strutture megalitiche come la famosa Stonehenge, è una caratteristica rappresentazione a forma di Mandala simile alla mitica tavola dei Cavalieri della Tavola Rotonda.
I disegni geometrici e le pitture a forma circolare possono essere rappresentazioni semplici ma anche molto complesse, e di grande bellezza come quelli usati dalla tradizione tibetana. Si può notare un centro e una struttura ripartita realizzata in differenti tipi di figure geometriche e forme astratte (cerchi, quadrati, triangoli), o altri simboli e figure sacre. Mandala si rintracciano anche nelle architetture dei templi induisti e buddhisti che presentano una pianta circolare e anche quadrata. A Giava, in Indonesia, il Tempio del Borobudur ha una pianta quadrata all’interno della quale vi è una parte centrale circolare. (La pianta quadrata all’interno della quale viene iscritto un cerchio sta ad indicare l’integrazione da parte della coscienza di quell’aspetto simbolico). L’architettura del Tempio del Borobudur, con i suoi percorsi che corrispondono alle tappe e ai vari stadi di illuminazione nella vita del Buddha accompagnano il visitatore verso un’interiorizzazione di quella esperienza.

Bibliografia
Susanne F.Fincher, I Mandala, Astrolabio, Roma, 1991
C.GJung, Aion Ricerche sul simbolismo del Sé, in Opere vol. IX, Tomo secondo, Boringhieri, Torino, 1982;
C.G Jung, The red Book, Liber Novus, edited and introduced by Sonu Shamadasani,W.W. Norton & Company, 2009, Londra 2009;
C.G.Jung R.Wilhelm, Il segreto del fiore d’Oro, Boringhieri, Torino, 1981.
Bernardo Nante, Guida alla lettura del libro rosso di C.G.Jung, Bollati Boringhieri, Torino, 2012;
Jeffrey Raff, Jung e l’Immaginario alchemico, ed. Mediterranee, Roma, 2008

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