Daniela Bucelli, psicoterapeuta, Roma
Laura Giulia Cirino , regista teatrale, Roma

Relazione presentata al III Convegno del Laboratorio Italiano di Psicoanalisi Multifamiliare– LIPsiM
Fondazione e fondamenta dell’identità dello Psicoanalista Multifamiliare
Esperienza, Teoria, Formazione continua
Roma
15-16-17 novembre 2019
Fondazione Nicolò Piccolomini
Via Aurelia Antica, 164
Abstract
La condivisione autentica ed esperienziale necessaria al lavoro di preparazione di una pièce attualizza risonanze corporee e psichiche in specifici processi di “sincronizzazione” che contribuiscono alla “ co-creazione” delle menti di tutti i partecipanti modificando l’identità del terapeuta multifamigliare.
1-Introduzione e premesse
DB: Abbiamo scelto di condividere con voi pochi focus significativi sul funzionamento psicologico di un’ esperienza artistica che tutt’ora viviamo nel “Laboratorio Teatrale “ di “Infiniti Angoli”, per ragionare su alcune “conseguenze” che questo lavoro produce sull’identità dello psicoterapeuta multifamigliare.
Il contesto: è il Progetto terapeutico del Gruppo di lavoro privato sociale “Infiniti Angoli” , per il quale i Laboratori – ( Il Laboratorio Teatrale, d’Arte o di Musica, il “Gruppo Cinema” oppure la “Camminata nella Natura”) – rappresentano “setting multipli “ e “itineranti”, spazi o luoghi del corpo e della mente, spazi mentali viventi che lavorano in un continuum con la cura di parole del GPMF (1). D’altra parte, fin dalla fondazione di “Infiniti Angoli”, le attività esperienziali dei Laboratori sono state pensate non tanto come semplici attività di “ riabilitazione” di pazienti gravi, ma come vere e proprie estensioni della cura (2 ) .
LGC: Dieci anni fa curai la regia e recitai in uno spettacolo teatrale in versi liberi scritto da uno psichiatra e psicanalista, il dott. Filippo Strumia, amico e collega della dott.ssa Luciana de Franco. Fu lui che ci fece conoscere. La dottoressa stava cercando una persona che conducesse il laboratorio di teatro del circolo di promozione sociale Infiniti Angoli. Aveva pensato a un’artista che avesse la piena libertà di pensare e creare un laboratorio partendo da alcuni pazienti che già frequentavano il gruppo multifamiliare ma con l’ambiziosa idea, che si sarebbe realizzata in pieno dieci anni dopo, di uno spazio di creatività teatrale frequentato da chiunque lo desideri, senza distinzione, soprattutto di “ruoli”. Inizialmente ad accompagnare il maestro d’arte vi era la presenza di uno psicoterapeuta, sarebbe stato presente ma silenzioso e al di fuori dei momenti di convivialità. Negli anni la figura dello psicoterapeuta come osservatore e contenitore è andata trasformandosi, attraversando varie fasi è infine venuta a cadere. Oggi siamo arrivati alla sua presenza nel Laboratorio nel ruolo di un semplice utente. Il Laboratorio ha sempre seguito la linea del metodo Stanislavskij secondo Strasberg, e prevede che un attore non possa prescindere da se stesso mai, ma sia volto a raggiungere quella particolare, personale e specifica energia che appartiene a qualcuno di altro da sé, al personaggio appunto. Una sorta di dissociazione o schizofrenia sana, come mi piace dire.
(DB: Nel video che vi stiamo per mostrare abbiamo raccolto ‘momenti’ e ‘sequenze’ di lavoro e il clima vitale del Laboratorio , insieme ad alcune immagini dello spettacolo , e interviste- testimonianze di pazienti e utenti che vi partecipano)…
2- Connessioni e conseguenze.
LGC: Il momento migliore per un attore è quando, completamente trasportato dal suo personaggio, indipendentemente dalla sua volontà, egli vive la parte, senza notare cosa sente, senza pensare cosa fa, e tutto viene fuori inconsciamente. Ciò esige un lungo lavoro creativo che si svolge solo in parte sotto il controllo e l’influenza immediata della coscienza. Per un’altra parte questo lavoro è subcosciente e involontario. Recitare nel modo giusto vuol dire pensare, voler desiderare, agire, esistere sul palcoscenico nelle condizioni di vita di un personaggio, regolarmente, logicamente, coerentemente e umanamente. Nessun’altra situazione infatti, come quella della “finzione teatrale”, permette la totale scomposizione e ricomposizione delle singole parti dell’Io.
DB: Siamo abituati a pensare al mondo interno e al mondo esterno come a due realtà separate, e il senso della ‘propria’ identità agisce difese anche molto rigide tra le due dimensioni. Nello sviluppo evolutivo ma anche nell’esperienza estetica, artistica in genere, sperimentiamo un’area intermedia derivante, come è noto, dall’aerea di gioco del bambino, lo spazio intermedio (cfr Winnicott ) uno spazio di unione–separazione dalla madre. Nell’area intermedia si sta tra concreto e simbolico, in un continuum, tra l’enigma del corpo vivente e la creazione di una realtà simbolica. Nel Laboratorio viviamo un setting di cura che propone le peculiarità dell’area di gioco, che è un ‘ facilitatore’ di un processo creativo capace di riparare aspetti della “dimensione simbolica” danneggiati o mancanti, di colmare lacune della funzione dell’Io, eche agevola l’interiorizzazione non di un modello d’identità offerto da qualche operatore o psicoterapeuta quanto di un “oggetto” funzionale ( 3), uno spazio intermedio dove all’”acting out” viene data la possibilità di diventare acting: azione immaginativa potenzialmente simbolica indirizzata alla rappresentazione.
LGC: Quando si parla di “lavoro sul personaggio”, la finalità è quella di creare nell’attore le condizioni che possono favorire l’emergere di sentimenti autentici che sono parte essenziale del processo di identificazione con il personaggio. Vi sono quindi due istanze: l’emozione e l’identificazione.
DB: ..perciò ad un altro livello possono essere agevolate le dis-identificazioni patogene… Ché sappiamo essere cruciali per accedere a risorse nuove e autentiche del Sé’( G. Badaracco). Notiamo che in una simile realtà esperienziale– con scambi di ruolo fra tutti i partecipanti- il terapeuta multifamigliare si mette concretamente in gioco lasciando cadere il ruolo di cosiddetto “esperto supposto sapere” (4 ) Presupposto o conseguenza ?: non sappiamo, una simultanea apertura della mente? sì perché ” la mente chiusa” è una messa in atto di “una mente che si organizza per difendersi dall’impatto emotivo che necessariamente si genera nell’incontro”(5). Qui l’ascolto di emozioni e affetti di questo ’altro’, diverso, estraneo, straniero, dentro e fuori di noi, implica una capacità ‘folle’, quella di sospendere l’orizzonte della nostra normalità ‘onnipotente’ per mescolarsi al molteplice e all’autentico, quella di lasciar cadere i muri, divisori, della nostra indiscussa ‘proprietà’. Lo scrittore Elias Canetti, ispirandosi ad Ovidio e all’Odissea di Omero, ci racconta di una capacità di ‘metamorfosi’ che più del concetto di empatia ci restituisce il senso profondo del sapersi aprire a questo ‘altro’, e accoglierlo e comprenderlo… in un “modo antichissimo e pre-scientifico” (6) . Si impara ad ascoltare se stessi e i vissuti degli ‘altri’, così come i vissuti degli “altri in noi” ci dice Badaracco. E’ la cifra esperienziale di quella esplosività del corpo vissuto ( 7) che affonda le sue radici nel pre-verbale, e che ritrova la sua espressione originaria e vivente nel movimento in relazione all’’altro’ e ad altri; è un mondo esperienziale dove la ricerca espressiva scava aspetti di sé e li rende visibili e condivisibili a tutti autenticamente e nell’immediato, nel qui ed ora, attualizzando risonanze emozionali corporee e psichiche in specifici processi di “sincronizzazione” (8) che contribuiscono alla “ co-creazione” delle ‘menti’ di tutti i partecipanti (cfr. ai meccanismi neurobiologici legati ai fenomeni dei neuroni specchio ) modificando significativamente l’identità del terapeuta multifamigliare, in una identità complessa, instabile, che ripensa continuamente se stessa, un’identita ‘ oscillante’, tra … (9) .
Note
- 1-I Gruppi Multifamigliari ai quali facciamo riferimento sono il GPMF che si tiene il Martedi ,Via Assisi 33, e il GPMF settimanale del Mercoledi , presso Via degli Scipioni.
- 2-L.De Franco , La passione per l’Immagine, Roma, Therapne, 2000 .
- 3-Ibidem, p.11 “il modello derivante dalla personalità e dagli ideali dell’ operatore, viene a costituire una sorta di corpo estraneo che deve necessarimente essere fatto proprio dal paziente che deve seguire il percorso riabilitativo. Si tratta di una contraddizione (…) Puntare sull’operatore (…) può comportare la rinuncia ad attivare risorse profonde del paziente che potrebbero scaturire anche dalla sua psicopaologia” .
- 4-in concreto non potrebbe partecipare all’acting , né entrare in una realtà esperienziale nella quale gli viene chiesto di scavare negli aspetti più nascosti e segreti di se stesso per dare vita e forma ad un personaggio con il quale instaurare un dialogo, e al quale prestare la propria ‘voce’.
- 5-Garcia Badaracco , Jorge E , 2009 “Sulla mente chiusa”. Inedito
- 6-Elias Canetti,” La missione dello scrittore”, in La coscienza delle parole, Adelphi, Milano 1984, p.392 .
- 7-P.Rovatti, “Le nostre oscillazioni. Filosofia e follia” Edizioni alpha beta, Verlag, Milano, 2019 .
- 8-D. Stern .N , “Il momento presente” , Milano, Raffaello Cortina Editore,pp.66,67. Vedi anche p.68 “quando una persona si muove in modo sincronizzato o in coordinazione temporale, essa partecipa in parte ai vissuti dell’altro, come se si trovasse al centro dei vissuti di quest’ultimo”.
- 9-Muoversi nel complesso territorio delle teorie alla ricerca delle coordinate dell’identità e della sua origine , consapevoli delle differenti visioni teoriche ( vedi anche Marco Innamorati, “Quale modello psicodinamico per ricostruire l’origine dell’identità?”, in Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia,vol.6 , 2015, pp.379-383) ci induce ad essere cauti e soprattutto a fare attenzione dell’identitarismo. Come sappiamo e ci fa osservare Badaracco, fino ad oggi, la psicoanalisi è stata caratterizzata da concezioni anche molto diverse , spesso divergenti e conflittuali , e spesso con mente chiusa gli psicoanalisti si sono messi in lotta e in difesa di un’ esasperata e male interpretata identità .
Brave, molto interessante. certamente sarebbe bello poter vedere il video che avete presentato