Nella tasca conservava l’aceto, il luppolo, le dominazioni
in fermento del del respiro e la chimica necessaria
ad assolvere la vita. Esistere, uno sbaglio netto portato
a raddrizzare lo sguardo. Le mani. Le colonne e la forza
dei dorsali. Alzarsi come il sole e abbassarsi come la nebbia.
Lo schianto del divenire e l’asciutta, morbida consistenza
del riconoscere il lievito, il nodo.